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Vita e sogni
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- Creato Sabato, 14 Aprile 2012 06:34
- Ultima modifica il Sabato, 14 Aprile 2012 06:34
- Pubblicato Sabato, 14 Aprile 2012 06:34
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L’ultimo testo di Kossi Komla Ebri, pubblicato per i tipi Ediarco, mostra una intenzione palese data dal titolo assegnato alla raccolta delle narrazioni proposte ed un’altra, totalmente nascosta, data dalla tipologia dei racconti assemblati.
Vita e sogni tende a comunicarci che il narratore questa volta ha voluto centrare l’attenzione proprio su questo binomio, i cui termini a volte si corrispondono e si inseguono quasi in un rapporto sequenziale, a volte si contraddicono e di contrappongono: per cui la realtà non è fedele al sogno e spesso tradisce la portata positiva che il sogno contiene in sé.
“Sono però uniti – si legge nella quarta di copertina – da un filo di sogno, sospesi fra fantasia e realtà..”
Non sempre la realtà nega il sogno, a volte, anzi, ne è un felice complemento, come sembra avvenire nel racconto la mano invisibile. Con ciò si evidenzia anche un atteggiamento nei confronti della vita non del tutto negativo perché se la realtà, talvolta è di una spietatezza che non permette che si salvino gli stessi affetti familiari, come avviene in Germogli recisi, in altri racconti invece il sogno è posto come una speranza di eventi futuri consolatori.
L’impressione del lettore attento è, però, quella di trovarsi di fronte a qualcosa di diverso rispetto ai soliti scritti di Kossi Komla Ebri, il quale si comporta come un venditore che passa dalla proposta di un prodotto di nicchia ad una offerta più ampia e variegata per sperimentare quale sia la possibilità di incontro più fruttuoso su tutti i punti di vista fra il venditore e l’acquirente; nonchè la propria capacità di dedicarsi ad una produzione che si allontani dalla tipologia offerta ai primordi della sua carriera.
Emblema di questa nuova vocazione è il racconto Identità trasversa ove la presenza di diverse modalità linguistiche nello stesso personaggio vuol essere la nuova carta di identità dello scrittore che afferma così la sua capacità di saper usare la lingua in modi differenziati. Dimostrando quindi di non essere imprigionato dalla modalità orale che potrebbe risultare ormai stereotipata, quanto era stata originale nei suoi esordi letterari nella scena della letteratura della migrazione oltre 10 anni or sono.
I vari racconti presenti in questa raccolta sono variegati nel linguaggio, e forse anche nel genere, perché accanto ad un racconto fantascientifico, come Rap hip-hop è presente Gimi, che più che una narrazione è la trascrizione di una testimonianza, di cui si conserva la traccia, per altro molto significativa, sul piano linguistico. Ma Kossi Komla Ebri sperimenta anche il genere favolistico nel racconto-favola Due lezioni, in cui si hanno animali personificati con la tipica chiusura di insegnamento morale.
Sul piano dei contenuti è da registrare una permanenza significativa del tema del ritorno, tema caro allo scrittore di origine togolese, nei racconti Identità trasversa e Sognando una favola, il primo visto nella conflittualità fra immigrati di prima e seconda generazione, il secondo, così come dice il titolo, con la descrizione di un ritorno aconflittuale, proprio da favola. Ma accanto all’ironia ed autoironia insite nel racconto Rap hip-hop, si ha il malinconico racconto Il buio nella notte, in cui il narratore mette a fuoco il sentimento di nostalgia che pervade l’immigrato e il desiderio di soffocarlo mediante il successo nella vita.
Molto significativo è infine il racconto Germogli recisi nel quale si prende in esame la perenne situazione di tragedia dell’Africa contemporanea che continua a essere afflitta da guerre intestine per lo più eterodirette, ma che stanno apportando drammi inimmaginabili con l’utilizzo anche di bambini, privati per sempre della loro serenità e speranza di futuro.
08-11-2007